
19 Nov Intervista a Nicola Scapillati, sindaco di Castropignano
Ho avuto il piacere di conversare con Nicola Scapillati, sindaco di Castropignano, molto attivo nella promozione del suo territorio e del Molise
- Nicola, il Molise è una regione che quest’anno ha vissuto un boom turistico ci parli della tua terra, della sua identità?
Il Molise è un una Regione relativamente giovane, politicamente fino al 1963 unita all’Abruzzo, ma culturalmente inscindibile da esso (ma non solo) per storia e tradizioni. Da secoli una terra a vocazione pastorale, attraversata in tutta la sua lunghezza dalle antiche vie erbose chiamate Tratturi.
- Se penso a Castropignano, suscita in me una commossa partecipazione la Storia di “Fata”, penso sia un episodio romantico e struggente, ce ne puoi parlare? ·
La leggenda di Fata è una delle tante che ruotano attorno alla magia del castello d’Evoli. Precisamente è una lirica composta nel 1915 dal poeta e insegnante molisano Eugenio Cirese, vissuto per anni nel centro storico di Castropignano. Si narra di una fanciulla che viveva a Castropignano in epoca feudale, tanto bella da essere soprannominata La Fata. Il suono del suo canto, mentre pascolava, giungeva fino alle orecchie del Duca che, affacciandosi alle finestre che dal castello che danno sulla vallata, si accorse della sua bellezza e se ne invaghì. Più volte inviò i suoi bravi per invitarla al palazzo, ma Fata, ogni volta, rifiutava ogni volta. Andata, in seguito, a nozze con un giovane del luogo, la ragazza fu condotta al Castello dalle guardie del Duca affinchè si perpetuasse il rituale ancestrale dello ius primae noctis. Fata per sottrarsi al disonore di tale crudele rituale, si diede a una fuga disperata che la portò fin sulla cima di una grande roccia a valle del Castello. Braccata dalle guardie, e non avendo altra via di scampo, preferì lasciarsi morire lanciandosi dallo strapiombo della roccia che da allora prese il nome di Cantone della Fata. Leggenda vuole, ma in questi casi non è chiaro dove finisce la leggenda ed inizia la realtà, che nelle notti di luna piena si sente ancora riecheggiare nella vallata la voce della povera fanciulla, che invoca il nome del suo sposo, e che la sua figura sia visibile sulla roccia alla luce della luna mentre canta circondata dalle fate dei boschi circostanti.
- Il Castello D’Evoli può considerarsi una sorta di simbolo della cultura della transumanza, considerando che la famiglia D’Evoli restò legata per secoli a questa pratica, ci parli della cultura della transumanza, del tratturo, di quello che rappresenterà, ed ha rappresentato, per la tua comunità?
Il castello d’Evoli di Castropignano si erge nella storia intimamente adeso alla cultura della transumanza. La transumanza è la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che si spostavano dai pascoli situati in zone collinari o montane (nella stagione estiva) verso quelli delle pianure (nella stagione invernale), percorrendo le vie naturali dei Tratturi. Transumanza vuol dire pastorizia transmigrante. La parola è composta da Trans (di là da) e humus (terra)come dire greggi e mandrie che migrano al di là dalla terra consueta. Giovanni D’Evoli, già feudatario di Frosolone, fu pioniere di un vero e proprio business basato sulla transumanza e sul commercio degli armenti, attività a cui la sua famiglia si dedicò per secoli, diventando un punto di riferimento per le case regnanti del Sud Italia in merito alla gestione di questa rilevante attività economica dalla quale dipese la ricchezza dei signori di Castropignano e dello stesso borgo. Il ruolo del nobile casato in questo settore fu tale che Andrea D’Evoli nel 1447 fu incaricato dal re Alfonso d’Aragona di redigere la Prammatica de menae pecudum, una importante raccolta di leggi e regolamenti che governavano appunto la transumanza e istituirono la Dogana della Mena delle Pecore. Castropignano sorge su uno dei quattro più importanti tratturi, il Lucera Castel di Sangro, che mette in comunicazione l’Abruzzo con la fertile Puglia. Durante il medioevo ogni dominazione si appoggiava economicamente alla pratica della transumanza, la quale venne regolamentata già in epoca romana. Oggi chi giunge a Castropignano lo fa per trascorrere una vacanza diversa, per fare una esperienza personale ed introspettiva, anche solo per sentire raccontare una leggenda poco conosciuta che ossigena l’anima.
- L’esperienze enogastronomiche sono un forte attrattore turistico, ci puoi indicare cosa assaporare a Castropignano?
Tra i tanti prodotti tipici locali spiccano i formaggi di pecora (i veri formaggi del tratturo), il vino rosso tintilia (vitigno autoctono), il tartufo bianco e nero, insaccati tipici, miele e confetture di produzione locale.
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